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Bresaola della Valtellina IGP: l’allarme dei produttori per escalation Ucraina e aumento dei costi di produzione e delle materie prime

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  • Il costo della carne bovina proveniente dal Sud America ha subito aumenti oscillanti fra il 30 ed il 40% mentre quella dall’UE è nell’ordine del +30% sul 2021
  • Sono aumentati i costi di imballaggi ed energetici (massimi storici sui mercati del costo di gas e di petrolio), di trasporto merci, carburanti, compreso l’andamento negativo del cambio Euro/Dollaro
  • Il conflitto in Ucraina mette a rischio l’approvvigionamento regolare di energia e ha generato l’aumento dei costi di materie prime fondamentali per l’allevamento dei bovini da carne (grano, mais e girasole)
  • Il Consorzio di Tutela Bresaola della Valtellina esprime forte preoccupazione e lancia l’appello a fare sistema all’interno della filiera, con la collaborazione necessaria delle istituzioni

 

Da mesi si parla della tempesta perfetta che si è abbattuta, a livello nazionale ed internazionale, su tutti i diversi ambiti della filiera produttiva e logistica alimentare con una importante tensione dei prezzi. Oggi, agli effetti perduranti della pandemia si sono aggiunti anche gli aumenti dei costi energetici e le ricadute sempre più gravose della crisi russo-ucraina. Il fenomeno sta avendo un impatto importante anche sul comparto della Bresaola della Valtellina IGP. L’innalzamento complessivo dei costi di produzione non può più essere metabolizzato dai soli produttori, che rischiano di essere schiacciati dalle logiche deformate del mercato.

 

Il Consorzio di Tutela Bresaola della Valtellina esprime forte preoccupazione. L’escalation di questi accadimenti non rende più la situazione controllabile e pianificabile e va ad aggiungersi alle difficoltà che, già a partire dal 2019, il comparto ha dovuto fronteggiare sull’aumento di domanda di carni bovine da parte di Paesi come la Cina, ma non solo, colpita da una minor disponibilità di carni suine a causa della peste suina, facendo lievitare i prezzi delle carni in approvvigionamento e determinando l’impossibilità di competere con i prezzi di acquisto garantiti dagli importatori cinesi.

 

Un ulteriore forte incremento del prezzo delle carni bovine è stato causato dalla riduzione della macellazione all’origine e dal rallentamento complessivo delle operazioni di logistica e sdoganamento delle carni, riducendo la disponibilità di materia prima sui mercati internazionali. Mettendo a confronto mercati diversi di approvvigionamento, le carni provenienti dal Sud America hanno subito aumenti oscillanti fra il 30 ed il 40% (il taglio “fesa” fra le quotazioni dei primi mesi del 2021 ed il corrispondente periodo del 2022 ha subito incremento di prezzo da circa 7,00 €/kg a 9,70/10,00 €/kg). Mentre, a livello UE, gli aumenti della materia prima sono dell’ordine del 30% nel 2022 rispetto al 2021 (il taglio “fesa” fra le quotazioni dei primi mesi del 2021 ed il corrispondente periodo del 2022 ha subito incremento di prezzo da circa 8,00 €/kg a 10,20/10,40 €/kg). Al forte incremento del costo della carne, si aggiungono gli accresciuti costi di imballaggi ed energetici (massimi storici sui mercati del costo di gas e di petrolio), di trasporto merci, carburanti e molti altri, compreso l’andamento del cambio Euro/Dollaro che rimane caratterizzato da una

 

pressione al ribasso, che impatta negativamente sugli acquisti.

Il conflitto in Ucraina ha esacerbato ulteriormente una situazione già difficile ed è impossibile fare previsioni. Ma è certo che, a causa delle relazioni commerciali estere esistenti, è a rischio l’approvvigionamento regolare di materie prime ed energia. In Europa, è già in atto un aumento di prezzi smisurato di gas e di materie prime fondamentali per l’allevamento dei bovini da carne come il grano, il mais e il girasole. Questo aspetto rischia di determinare un anticipo della macellazione o addirittura il blocco degli allevamenti per rinuncia alla produzione, con ulteriori aumenti dei prezzi e il crollo delle produzioni alimentari di origine animale, bresaola compresa.

 

Tutti questi fattori sono destinati a gravare in modo non più sostenibile sulla filiera produttiva della Bresaola della Valtellina IGP, poiché comprimono, in modo divenuto oggettivamente intollerabile, fatturato e margini delle aziende certificate: un aumento dei prezzi di materie prime e altre componenti fondamentali per la produzione (energia, gas etc) che non ha caratteri di temporaneità, che non ha precedenti e non permette neppure di pianificare rispetto al futuro.

 

Malgrado gli sforzi profusi ormai da alcuni mesi, l’innalzamento complessivo dei costi di produzione non può più essere metabolizzato dai soli produttori. Il comparto Bresaola della Valtellina IGP è sotto pressione altissima. Il Consorzio di Tutela Bresaola della Valtellina lancia l’appello affinché tutti gli attori della filiera, dai produttori alla distribuzione fino alle Istituzioni e la politica, riflettano e agiscano responsabilmente per garantire continuità e sopravvivenza all’intero comparto. Solo facendo sistema sarà possibile affrontare e superare una situazione come quella attuale.

Questa azione è stata realizzata con il cofinanziamento del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR) -PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE 2014-2020 DELLA LOMBARDIA -GRUPPO DI AZIONE LOCALE VALTELLINA: VALLE DEI SAPORI 2014-2020 SCARL.